Se è vero che il pesto è l’anima della cucina ligure e la Lanterna di Genova il riferimento iconografico che contraddistingue la nostra straordinaria città, il trallalero genovese è la componente che ne contraddistingue il paesaggio sonoro urbano.
Vediamo da vicino di cosa si tratta. Il trallalero è cantato da oltre due secoli nell’area prevalentemente urbana di Genova e si pensa sia il frutto della fusione di diverse culture musicali e canore dell’area appenninica con quella a ridosso dei moli dell’antico porto del capoluogo.
E’ un canto a cappella, eseguito da otto – undici cantori (quattro solisti e il restante numero, bassi) che eseguono senza l’uso di strumenti, brani polifonici a cinque voci.
Le voci del trallalero sono, a partire dalla più acuta:
o contræto (il contralto) cantore maschio che esegue la sua parte in falsetto, generalmente nella tessitura del contralto o mezzo-soprano
o primmo (il primo) così definito perché è solito intonare il canto che verrà seguito dagli altri cantori
o controbasso (il controbasso) che canta nella tessitura del baritono classico
a chitàra (la chitarra) che nulla ha a che vedere con l’omonimo strumento musicale ma viene così denominata perché con una tecnica particolare di vocalizzo, ottenuta ponendo il dorso della mano davanti alle labbra, intona parti ritmiche, prive di parole, per garantire il canovaccio ritmico all’esecuzione.
i basci (i bassi) cantano in gruppo e eseguono le note fondamentali dell’armonia.
L’insieme dei cantori, chiamati in ligure canterini, non viene definito coro o corale, bensì Squadra di Canto.
Il trallalero genovese, dicevamo è il suono di Genova, un tipo di canto che non trova altri riscontri in nessun’altra area geografica del mondo.
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