Chi è Davide De Muro?
Beh, dire con esattezza chi è Davide De Muro non è facile.
Sono sempre stato un sognatore, ho sempre cercato la parte bella della vita, e la musica è stata un’ottima compagna di viaggio.
Ho avuto la fortuna di avere due genitori meravigliosi, che mi hanno fatto respirare quell’aria che sa di buono, di genuinità, di naturalezza, e tutto questo l’ho messo nella mia musica, anche se nei miei testi c’è sempre quella leggera vena malinconica che fa parte di me.
Oggi sono un musicista di 51 anni che ha ancora tanto da imparare, mi sono rimesso in gioco perché sono convinto che riuscire ad esprimersi e a condividere le proprie emozioni sia l’unico modo per dare un senso alla vita.
Ci parli della sua formazione e delle sue esperienze artistiche
Mio padre, grande amante della musica, all’età di 10 anni circa, mi mise davanti ad un organo Farfisa nuovo di zecca.
Cominciai così ad approcciare il mondo musicale, andando a lezione da un caro maestro che ricordo ancora con affetto, che aveva una stanza nei caruggi di Genova.
Il passaggio dall’organo alla chitarra fu repentino, rimasi affascinato dalle 6 corde, ricordo che i primi due accordi che imparai me li insegnò mio padre, un re maggiore e un la 7, insomma, più o meno quelli che servivano ad intonare Trilli Trilli.
Come tutti i miei coetanei poi rimasi folgorato dal mondo del Rock, così iniziai a suonare la musica dei Dire Straits e non solo, ascoltavo con piacere anche Paco De Lucia, Al Di Meola, John Mc. Laughlin nelle loro performance in Friday night in San Francisco, Cat Stevens, Michael Jackson, Jim Croce ecc.
Mi piaceva molto anche la musica mediterranea e sudamericana, il Fado di Amalia Rodriguez, le orchestre messicane e i famosi Los Indios Tabajaras della omonima tribù brasiliana, campioni di vendite mondiali.
Incisi il mio primo disco nel 1987 prodotto da Gianlorenzo Tubelli, registrato presso il Sync Sound Studio di Marco e Stefano Grasso, in Via Dei Giustiniani.
Poi arrivò il secondo 45 giri, questa volta prodotto da Lombardoni di Milano.
Seguì una lunga serie di concerti nei locali di Liguria e Piemonte con il mio tributo ai Dire Straits, fino a culminare col concerto del 2003 al Teatro Politeama di Asti, con il loro storico batterista Pick Withers.
Una nuova formazione che mi vide coinvolto furono gli Stone Free, coi quali proponevo i grandi successi di Hendrix, Moore, Vaughan, Elvis, Ford ecc.
Le cose si susseguirono rapidamente, ebbi la fortuna di coinvolgere ed essere coinvolto in collaborazioni con grandi artisti come Patrix Duenas, bassista di Edoardo Bennato, Mark Baldwin Harris, immenso musicista dei più grandi artisti da De André a Jannacci, Gaber, Ramazzotti, Pausini, Mia Martini ecc ecc.
Poi gli incontri con Bruno Lauzi, Franco Fasano, Oscar Prudente, Giorgio Conte, e tanti altri coi quali ho avuto modo di condividere esperienze artistiche.
Grande soddisfazione poi ho avuto nel collaborare con i più grandi rappresentanti della musica dialettale genovese come Piero Parodi e poi Vladi dei Trilli.
Suonare con suo figlio. Com’è il rapporto padre-figlio in questa situazione?
Suonare con il proprio figlio è un mix di emozioni e di grande fatica.
I figli per imparare devono avere maestri esterni, nei confronti dei quali provare un po’ di timore reverenziale, solo così possono dedicare la giusta attenzione allo studio.
Insegnare musica ad Alessandro è stata un’avventura fantastica ma molto impegnativa, resa ancora più difficile dal mio carattere spesso scontroso, ma devo dire che i risultati sono stati apprezzabili, e la soddisfazione nel condividere un’arte così sublime col proprio figlio è qualcosa che non si può descrivere facilmente.
Tradizione e innovazione, due concetti trattati spesso sulle nostre pagine, basti pensare al trallalero genovese, tanto per citare
un esempio… di casa nostra. Andare avanti, con un occhio al passato. Quanto si ritrova in questa affermazione?
La tradizione è qualcosa che ci lega al nostro territorio quando lo viviamo con lo spirito giusto e proviamo un radicato senso di appartenenza ad esso.
Genova per me è una madre, è il luogo dove sono nato e dove ho vissuto profonde esperienze e sensazioni, soprattutto legate al mare e a tutto ciò che lo circonda.
Personalmente non troverei la forza di innovarmi e di andare avanti, senza l’ispirazione che mi arriva dal passato, l’esperienza è la più grande maestra di vita che ci sia, noi siamo ciò che abbiamo vissuto, siamo fatti di ricordi, di piccole tessere di un puzzle che si completa man mano che passa il tempo.
Penso che l’uomo debba ritrovare la sua dimensione, una dimensione che gli permetta di sentirsi a suo agio nel suo ambiente, nel posto dove si possa sentire a casa; solo così le interazioni con le altre culture diventano preziose, confrontandosi, trovando punti in comune anziché differenze ma mantenendo il rispetto per le proprie origini.
Non a caso ho recentemente scritto una autobiografia in lingua genovese dal titolo “Tanto pe contâ”, edita da Erga, con annessa traduzione in italiano, e ho deciso di scriverla in genovese per sottolineare e difendere la mia appartenenza.
Il Trallalero è la più antica forma di canto della tradizione genovese, è un qualcosa di cui non si può non tenere conto quando si cerca di trovare nuove melodie o nuove sonorità, il nuovo arriva sempre da ciò che è stato costruito prima, e la musica non ha confini.
Il progetto discografico Davide De Muro & Friends. Ci vuole raccontare qualcosa riguardo quest’ultimo lavoro?
Davide De Muro & Friends è il punto di arrivo di tutto ciò che è stato il mio percorso di vita fino ad oggi.
Sono 9 brani di cui 8 autobiografici più uno fantastico strumentale che porta la firma di Mark Harris, che è anche l’editore musicale dell’intero album.
Ho avuto la fortuna di avere un parterre di musicisti eccezionali, che hanno accettato di buon grado il mio invito a partecipare al mio lavoro, ma soprattutto, cosa più importante, lo hanno fatto senza alcun compenso, mossi soltanto da un sentimento di amicizia e dall’amore per la buona musica.
È un album di nicchia, va ascoltato con attenzione per cogliere le sue molteplici sfumature musicali e letterarie; io dico sempre che è un CD da ascoltare davanti al caminetto con un bicchiere di buon vino.
Qualche anticipazione sulle sue attività?
In questo momento sto organizzando, con l’aiuto dei miei collaboratori, l’uscita della mia nuova formazione nei teatri ed auditorium del territorio, con diverse tipologie di spettacolo e diversi ospiti a sorpresa.
Spero di riuscire a far ascoltare la mia musica a quel pubblico che in questo momento sta cercando un’alternativa al conformismo di tutto ciò che passa oggi sui media.
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