Il prossimo Sabato 8 Giugno alle ore 21, si terrà a Portofino (in piazzetta) il concerto ad ingresso gratuito dei Buio Pesto, in occasione dell’inaugurazione della “Passeggiata dei Baci”.
E’ primo concerto in assoluto a Portofino in 24 anni e quasi 950 concerti, nonostante Portofino venga citata nella storica canzone “Belin” (del 2002, contenuta nel CD “Paganini”) il cui videoclip fu girato proprio sul molo di Portofino.
Questo concerto fa da apripista al tour estivo 2019 che ci vedrà la band impegnata nel tradizionale giro estivo nelle piazze della Liguria.
Silvana Vernazza, responsabile Area Patrimonio Etnoantropologico della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio, racconta alla nostra rivista le attività dell’Associazione di Promozione Culturale Spazio Aperto di Via dell’Arco, in occasione di un imminente evento.
L’ Associazione Culturale Spazio Aperto nasce in relazione ad un atto di mecenatismo del proprietario dei locali di via dell’Arco 38, Giulio Ciana, che li ha concessi a titolo gratuito, dopo averli ristrutturati a sue spese, all’Associazione di promozione sociale fondata nel 2006.
Spazio Aperto è sorta con l’obiettivo di promuovere la conoscenza del territorio ligure e del Levante in particolare. Sostiene, soprattutto a partire dal 2016, il recupero di ‘saper fare’ tradizionali anche attraverso laboratori, mostre, convegni, concorsi che stimolino l’apprendimento dei mestieri d’arte e dell’arte dei mestieri.
Spazio Aperto ha svolto e svolge una incisiva azione di promozione culturale anche nei confronti di altre Associazioni e gruppi che perseguono finalità di crescita culturale e sociale nel territorio.
L’associazione è diventata ormai un fondamentale punto di riferimento per chi abbia proposte interessanti, finalizzate agli stessi scopi.
Tutto questo ha favorito la creazione di una vasta rete di contatti, che ha permesso di ampliare gli orizzonti delle attività e degli stimoli forniti ai propri frequentatori, divenuti negli anni sempre più numerosi ed assidui.
Lo spazio fornito anche ai gruppi di lettori e di autori e interpreti di testi teatrali, testimonia il ruolo di propulsore delle attività culturali e sociali svolto dell’associazione a favore del territorio di S. Margherita e del Tigullio. La costanza e la regolarità delle proposte, a partire dal 2006, evidenziano la continuità dell’impegno dell’associazione a favore delle realtà locali e del pubblico, che sempre più nel tempo si è conquistata.
La conversazione con immagini e ascolti sul Trallalero genovese di sabato 25 maggio 2019 , con Mauro Balma e i Giovani Canterini di Sant’Olcese è perfettamente in tema con gli scopi di Spazio Aperto di far conoscere il territorio ligure con le proprie specificità e di sostenere chi s’impegna a promuovere i ‘saper fare’ tradizionali, come i Giovani Canterini di Sant’Olcese stanno facendo sempre più e sempre meglio.
Infatti affinano le proprie abilità tecnico-esecutive e approfondiscono la ricerca storica, antropologica e musicale.
Su questo terreno si sono incontrati da tempo con l’etnomusicologo Mauro Balma, noto studioso del trallalero, delle musiche tradizionali liguri e delle Quattro Province.
Da tale area appenninica trae infatti origine lo stesso trallalero, che tanto si identificherà’ col canto popolare genovese.
Questo è ormai dimostrato dal recentissimo volume di Balma e d’Angiolini sulle origini del trallalero genovese, a cui si farà riferimento nell’incontro di sabato 25.
TrallalerOnline intervista Enrico Trucco, assessore del Comune di Sant’Olcese, che racconta alla nostra rivista la consegna dell’importante onorificenza alla squadra di canto santolcesina, già assegnata lo scorso anno a Maurizio Lastrico.
Sembra che la cultura oggi sia messa in secondo piano, a favore dei toni urlati sui social. Cosa significa oggi istituire un’onorificenza come la consegna delle Chiavi della Città?
Significa molto, per me e per tutta l’Amministrazione. Il Comune di Sant’Olcese non aveva, a nostra memoria, mai istituito un’onorificenza di questo tipo, ad eccezione del conferimento della cittadinanza onoraria, che ovviamente non si adatta a chi cittadino è già o, come in questo caso, ad un’associazione. Un premio per riconoscere il valore della promozione dell’immagine del nostro territorio, dei valori e dei principi a cui l’Ente e il suo Statuto si ispirano. Un momento di festa, che non può che essere legato alla cultura nel senso più stretto del termine, cioè il coltivare nelle persone tutta la bellezza che troviamo nel nostro piccolo mondo, rendendole partecipi di tutto ciò che vale la pena di essere conosciuto, ammirato e custodito nel tempo. Questa onorificenza, in questo momento storico in cui tutto viene urlato, appunto, e bruciato in pochissimo tempo, vuole essere anche una riflessione su ciò che abbiamo, che ci dà lustro e che vogliamo mantenere per lunghissimo tempo.
Quanto è importante oggi rivalutare e sostenere le realtà e le eccellenze locali?
Fondamentale, e non solo nel campo della cultura. Penso al volontariato, a chi si occupa di soccorso e di protezione civile, a chi offre momenti di svago ai cittadini. Un paese vivo è un paese con realtà locali vive, che si impegnano per migliorare il posto in cui vivono e che danno un contributo imprescindibile alle amministrazioni locali. Il sostegno che si può dare molto spesso è solo di tipo morale, le risorse sono poche, ma se queste realtà vedono un’amministrazione che è loro vicina, le sostiene nelle loro difficoltà anche semplicemente facendo da punto di riferimento per le loro istanze, sanno dare in cambio un contributo senza eguali in termini di entusiasmo e partecipazione alla vita di un paese che, altrimenti, rischia di ridursi ad una semplice periferia cittadina.
Negli ultimi anni in Liguria come in altre regioni si tende a dimenticare o, comunque, a sottovalutare il patrimonio artistico e in modo particolare quello popolare. Certo la vostra Amministrazione ha dimostrato di essere in controtendenza. Sei d’accordo su questo punto?
In Italia abbiamo un patrimonio artistico inestimabile. Purtroppo la tendenza è quella di non investire su questo patrimonio, diminuendone la potenzialità e mettendolo a forte rischio. Ci sono patrimoni meno tangibili e più a rischio estinzione: sono proprio quelli popolari, tramandati a voce che, senza l’adeguato supporto, rischiano di scomparire. La mentalità è molto spesso quella del “tanto qualcuno ci pensa”, e qui si ritorna alle eccellenze spontanee come nel caso dei Canterini. Ma non sempre si è fortunati di avere un Paolo Besagno, o chi per lui, che inventa qualcosa di importante. Per questo sono necessari progetti di valorizzazione con adeguate coperture. In un piccolo Comune come il nostro è difficile incidere, ma bisogna lanciare dei messaggi nella giusta direzione. Penso non solo a questo premio, ma anche per esempio alla Compagnia di teatro dialettale del nostro Comune o ad altri progetti che abbiamo ospitato e che invece ora sono messi in difficoltà da tagli con motivazioni discutibili.
Venerdì 10 Maggio ore 16.30 – 18.45, Biblioteca Berio (Ge), Sala dei Chierici. Reading teatrale musicale con Carla Peirolero, Laura Parodi, Julyo Fortunato; Regia di Carla Peirolero.
Laura Parodi ci segnala questa bella iniziativa che si terrà a Busalla il prossimo 30 Aprile. Un’occasione straordinaria per cantare il maggio alle porte!
Paolo Castagneto ci racconta dell’Associazione Liguri Antighi – I Rapallin in occasione del concerto dei Giovani Canterini di Sant’Olcese che si terrà Sabato 27 Aprile alle ore 20.45 presso l’Oratorio dei Neri a Rapallo (Ge)
Dal successo ottenuto dal primo Raduno Internazionale dei Canessa del luglio 2007 e dal desiderio di coinvolgere altri “casati” locali, il 29 ottobre 2008 è stata costituita l’ Associazione “ Liguri Antighi – I Rapallin” .Un’ Associazione di persone il cui Casato è originario del territorio dell’antica Repubblica di Genova o dei suoi antichi possedimenti, la cui storia e/o presenza nel mondo dura da oltre cinque secoli.L’ Associazione è denominata “Liguri Antighi – I Rapallin” dal titolo del volume che riporta le memorie delle famiglie presenti nel territorio dell’ antica giurisdizione di Rapallo prima del 1528. L’ Associazione, inizialmente aperta alle sole persone originarie del territorio dell’ex Podesteria, poi Capitaneato di Rapallo, offre ora la possibilità di farne parte a chiunque lo desideri, purché dimostri “uno spiccato interesse per L’Associazione e ne condivida appieno gli scopi (art. 2 e 3 statuto sociale)”.Lo scopo dell’ Associazione è quello di promuovere, sostenere e difendere, mediante opportune e idonee iniziative, la valorizzazione della Storia Patria, della cultura, delle tradizioni, degli usi, dei costumi, delle parlate e di ogni altra specificità della Gente Ligure.Nell’ambito della propria attività, l’Associazione, oltre l’impegno di mantenere sempre viva la memoria della “ Gens Ligustica” e del suo glorioso passato e rendere onore ai suoi personaggi illustri, si impegna a sviluppare ed intraprendere iniziative di turismo culturale, con visite a luoghi d’arte, di valori paesaggistici, di cultura, di storia e di culto; con raduni nazionali ed internazionali di persone di uno o più Casati nonché con incontri, convegni, gemellaggi, scambi culturali, ricerche genealogiche, ecc.Da ottobre 2011, l’ Associazione pubblica un periodico con cadenza mediamente mensile dal titolo “I Rapallin” che, con una tiratura di 5000 copie, viene distribuito nelle località maggiori (Rapallo, Santa Margherita Ligure, Zoagli e alta Fontanabuona) dell’ex Capitaneato rapallino. Avvenimento più importante per l’ Associazione è l’ annuale Raduno dei Rapallin, quest’anno alla undicesima edizione. Concomitante al raduno è il conferimento del “Rapallino d’Oro”,assegnato a persone, enti, associazioni per meriti umanitari, imprenditoriali, culturali ecc. Il Rapallino d’ oro 2019 sarà consegnato ad una Socia Casalinga centenaria come riconoscimento al merito del “lavoro casalingo”, specie quello svolto da lei quando non esisteva ancora alcun strumento meccanico ed elettrico costruito per alleviare la fatica di tale lavoro. Nell’ambito di questi festeggiamenti, l’ Associazione ha ritenuto di inserire il concerto de “ I giovani Canterini di Sant’ Olcese” come omaggio e riscoperta del canto popolare genovese ed in particolare del Trallalero.La sede del concerto sarà nel cuore del Centro Storico rapallese, nelle vicinanze del Palazzo Comunale dove sorge un piccolo complesso formato dalla Torre Civica e dalla Chiesa di Santo Stefano, attorniate da un grazioso giardino.La Chiesa di Santo Stefano, oggi chiamata Oratorio dei Neri in quanto sede della Confraternita Mortis et Orationis, è considerata la prima pieve di Rapallo e si ritiene edificata prima dell’anno Mille.Sede originaria della Cristianità in Rapallo, fu affiancata, nel 1459, dalla Torre Civica, simbolo delle libertà comunali. Dal 1910 la Torre è monumento nazionale.
Paolo Besagno ha studiato Pianoforte con il M° Giuseppina Schicchi e Composizione e Musica Elettronica con il M° Riccardo Dapelo. E’ proprio la musica elettronica a caratterizzare la sua produzione, anche se da più di venticinque anni canta nel ruolo di contralto nella formazione di trallalero genovese “I Giovani Canterini di Sant’Olcese”.
Nel
1996 vince il Premio Città di Recanati – Nuove tendenze della
canzone d’Autore con il brano “O trallalero canson de ‘na
vitta” per squadra di canto popolare genovese. Nel 2009 il suo
brano “In primo vere” per voci di bimbe e nastro magnetico viene
selezionato ed eseguito a Emufest presso l’Accademia di Santa
Cecilia in Roma. Nel 2015 il suo brano “Largo IV” per nastro
magnetico e impianto di diffusione a 24 canali viene eseguito alla
rassegna “Suoni Inauditi”, presso l’Istituto Superiore di Studi
Musicali “Pietro Mascagni” di Livorno. Sempre nel 2015 fonda con
l’amico, libero organizzatore di suoni, Rinaldo Marti, il consort
vocale“EthnoGenova”, collaborando alla realizzazione di un
progetto per l’ascolto interattivo/immersivo del trallalero
genovese.
Nel
2018 il suo brano “Witte flame” viene selezionato ed eseguito al
festival Rimusicazioni di Bolzano.
Parliamo di
…ruhe…ruhe!
…ruhe…ruhe!
è una riflessione o, per citare la frase che accompagna da anni
questo lavoro, «un
libero ragionamento sulla sofferenza».
Procediamo
con ordine: vuoi raccontarci di cosa si tratta, a quale tipo di
rappresentazione potrà assistere il pubblico?
E’ un’installazione multidisciplinare. Sul palco, tre musicisti –
(Paolo Besagno: pianoforte, voce e elettroniche; Stefano Bosi:
fisarmonica; Sandro Secchi: voce, chitarra, arrangiamenti – N. d.
R.); la musica che si ascolta spazia dalla canzone d’autore
all’elettroacustica. Il trio esegue otto brani in lingua genovese,
mentre sullo schermo vengono proiettate immagini che hanno come filo
conduttore la sofferenza dell’uomo, vista attraverso la lettura
della passione di Gesù. Si passa da un ambiente prettamente tonale,
tipico della canzone d’autore, a sequenze acusmatiche le quali, dal
punto di vista dell’ascolto, si trovano agli antipodi rispetto alla
prima. Unico brano esterno alla sequenza relativa alla Passione
narrata nei Vangeli, è Tu dolcissima madre, cantato
in tre lingue: greco antico – nella bella traduzione di Aldo
Giavitto – genovese e italiano.
Cosa
intendi per «lettura
della Passione»?
I testi delle canzoni sono tratti dai Vangeli Sinottici, ma non si
tratta di una vera e propria traduzione: potrei dire che sono delle
ricostruzioni ambientali di quella che viene chiamata Via
Crucis, pensata in genovese, riproposta al pubblico in
tale lingua e sottotitolata in italiano.
Innovazione
e tradizione, dunque?
Sì. Innovazione, se così possiamo dire, nell’uso della musica
elettroacustica, a dire il vero ormai neanche più tanto innovativa e
tradizione, nella canzone d’autore e nella la scelta delle
immagini, ricaduta sulle Confraternite liguri con i loro Cristi
e sulle Tele Blu, conservate al museo Diocesano di Genova –
che ringrazio per averci permesso di pubblicarle – raffiguranti scene
della passione di Cristo, dipinte su tela di jeans. Le immagini dei
Cristi in processione sono di Andrea Giliberto mentre le Tele
Blu sono ritratte in una serie di scatti di Massimo Barattini.
Un’intera sequenza è dedicata a immagini dall’Africa, realizzate
da Giancarlo Trovati. Le foto di apertura meritano una riflessione:
si tratta di inquadrature del Ponte Morandi. Quando le scelsi, mai
avrei pensato che un giorno sarebbero divenute il simbolo della
grande sofferenza di un’intera città!
Tradizione è anche l’uso del greco antico in un brano, Ὤ
ἡδιστε σύ μῆτηρ (Tu dolcissima madre – N.
d. R.), lingua nella quale ci è pervenuta una grande parte di
documenti dell’antichità e, tra questi, le Scritture.
Che
ruolo hanno, nell’installazione, le Confraternite Liguri?
I cristezanti(dal genovese: portatori dei crocifissi –
N. d. R.) partecipano all’installazione, portando un crocifisso
sulla scena. Il Cristo viene tenuto in piedi, poggiato a terra, per
tutta la durata del concerto e solo quando suoniamo l’ultimo brano,
quello relativo alla resurrezione di Gesù, il portatore lo mette in
crocco(la speciale cintura di cuoio che serve al portatore
per sorreggere la croce – N. d. R.), come si dice
tradizionalmente, e fa risuonare i canti, ossia
le decorazioni floreali in oro, poste alla sommità dei bracci
della croce. Queste decorazioni, costituite da fiori metallici
dorati, scosse dai movimenti del portatore per tenere in equilibrio
il crocifisso, emettono un suono caratteristico.
La
sofferenza, un tema sempre attuale.
La sofferenza è nella natura dell’uomo. La storia che raccontiamo
nel nostro concerto è universale, livella tutti sullo stesso piano.
Non è necessario essere credenti per leggerla, si può infatti
superare il concetto di Cristo-Figlio-di-Dio e pensare semplicemente
a un episodio molto doloroso e comune: la storia di un uomo
condannato, con molta probabilità, ingiustamente.
Quest’ignominia è stata applicata ciclicamente, in vari periodi
storici compreso il presente, a intere porzioni di genere umano. In
un primo momento …ruhe…ruhe! gravitava di fatto attorno
alla tragedia della Shoah, ma presto ci siamo accorti che, purtroppo,
tale connotazione era riduttiva.
Hai
accennato alla Shoah. Il titolo …ruhe!…ruhe! Affonda le
sue radici proprio là, nello sterminio degli ebrei?
…ruhe!…ruhe! è un intercalare di leviana memoria. L’ho
letto per la prima volta tra le pagine di Se questo è un uomo
di Primo Levi. In tedesco vuol dire «silenzio!»,
«state zitti»
o qualcosa di molto simile. Era una delle tante voci che si potevano
udire nelle baracche dei campi di concentramento quando era ora di
coricarsi e cercare di dormire. Ruhe significa letteralmente
«pace».
Forse è stato questo contrasto, scaturito dal concetto di pace,
calato quasi fuori luogo nel buio del campo di concentramento, a
farmi pensare alla sofferenza. Da lì, alla passione di Cristo, il
passo è stato breve.
Dopo
tanti anni, cosa rappresenta per te quest’opera?
Un’esperienza straordinaria, condivisa con due grandi amici. Sandro
per me è un fratello. Lo conosco da quando eravamo ragazzini e la
musica ci ha sempre legati; questo progetto, che suoniamo da così
tanto tempo, ha avuto fin dalle prime esecuzioni una sua forma
definitiva e distintiva proprio grazie al suo lavoro: gli
arrangiamenti di …ruhe…ruhe! sono tutti di Sandro.
Stefano, dal canto suo, ha grande sensibilità e considerevole
esperienza, soprattutto per quanto concerne la musica d’insieme,
caratteristiche che emergono puntuali nelle sue efficaci parti
strumentali. E’ bellissimo sentirsi compresi…
Prossimi
appuntamenti?
Lunedì 8 aprile 2019, ore 20.30, Chiesa di S.Zita a Genova in Via S. Zita 2
L’anno scorso, Vladimiro Zullo, figlio di Giuseppe Zullo in arte Pippo dei Trilli, ha preso la coraggiosa scelta di avvicinarsi al mondo del teatro per costruire uno spettacolo che potesse raccontare tra aneddoti e musica la storia dei Trilli dagli esordi ad oggi. Coadiuvato dal noto regista Lazzaro Calcagno nasce così lo spettacolo I Trilli: una storia genovese che ha ottenuto un grandissimo successo di pubblico. Quest anno è stato nuovamente proposto in una veste rinnovata con un inedito capitolo dedicato a Fabrizio de Andrè¨. Vladi porta sul palco i suoi ricordi e le sue emozioni di figlio, partendo da un fatto che ha segnato indelebilmente la sua storia e quella della sua famiglia, l’affondamento del Club-Ristorante Il Peschereccio di Pippo dei Trilli, avvenuto qualche mese dopo la sua prematura scomparsa.
Aneddoti sulla nascita dello storico duo, il rapporto tra un padre e un figlio, ricordi trascinati per sempre in fondo al mare ma che restano nel cuore di chi ama, sfidando ogni legge spazio/temporale, spaccati di una Genova che sembra non esistere più, profumi assopiti ma che riaffiorano da un caruggio.
Dalle piazze ai teatri della Liguria per raccontare vent’anni di musica rigorosamente in zeneize. Un viaggio linguistico tra parole uniche al mondo, un po’ riscoperte e un po’ inventate.
Come sarebbe oggi l’Inno Italiano se Goffredo Mameli e Michele Novaro, genovesi doc, avessero deciso di scriverlo in dialetto? Si sono divertiti a immaginarlo i Buio Pesto, che dopo aver animato le piazze liguri per tutta l’estate approdano ai teatri della Liguria con Il Nostro Dialetto, spettacolo incentrato sull’uso del genovese come scelta distintiva del gruppo.
Continuano gli eventi legati al volume Trallalero il canto di Genova. Sabato 16 Marzo 2019, ore 16.00, presso il Cinema Columbia di Ronco Scrivia, Laura Parodi presenta il suo libro.
Una buona occasione per ascoltare il Gruppo Spontaneo Trallalero e degustare prodotti tipici della Valle Scrivia e di Tortona.